Capitolo 10 – Poesie


P. 264, Rokujo a Genji:
Credevate forse che l’Albero Santo dai cui rami avete spiccato un virgulto fosse come “il cedro accanto al cancello”?
Risposta:
Ben sapevo quale sacerdotessa dimorava in questo tempio, e per amor suo ho colto quest’offerta di foglie fragranti.
P. 265, Genji a Rokujo:
Triste ogni commiato nel fiammeggiare dell’alba; ma dagli inizi del mondo mai giorno sfolgorò più tragico nel cielo d’autunno.
P. 266, Rokujo:
È già tanto triste questo addio nell’autunno, non aggiungete il vostro canto desolato, grilli della landa.
P. 267, Genji a Rokujo:
O Dei tutti del Reame, Sovrani delle Molte Isole, mi rimetterò alla vostra sentenza; deve proprio questo comiato spezzare un amore insaziabile come il nostro?
P. 268, risposta della Vergine Vestale di Ise, figlia di Rokujo:
Non chiedete agli Dei del Cielo di giudicare questo caso, potrebbero senza indugio incolparvi di volubilità e crudele inganno.
P. 269, Rokujo:
Quantunque sia profanazione ricordare in questo sacro giorno un tempo trascorso, in fondo al mio cuore tuttavia si annida un’ombra di tristezza.
P. 269, Genji a Rokujo:
Oggi potete pure abbandonarmi e andarvene a cuor leggero per la vostra via; ma certamente quando varcherete da ultimo le Ottanta Rapide del Fiume Suzuka, la vostra manica non sarà asciutta.
Risposta:
Bagnata o no che sia la mia manica alle Ottanta Rapide del Fiume Suzuka, tutti gli uomini mi avranno dimenticata molto prima ch’io giunga nella Terra di Ise.
P. 270, Genji:
O nebbia, quanto vorrei seguire con gli occhi la strada che lei ha percorsa! Non nascondermi in questi giorni d’autunno i declivi del Colle dell’Incontro.
P. 272, Hyobukyo sulla morte dell’ex Imperatore:
Poiché si è seccato il grande pino che altra volta ci riparava coi suoi vasti rami dalla tempesta, guarda! noi fuscelli ci curviamo verso terra in questi ultimi istanti dell’anno.
P. 273, Genji sulla morte dell’ex Imperatore:
Come uno specchio brilla adesso la superficie gelata del lago. Ma non più riflette, ahimè, la figura e il viso che ci erano così noti.
P. 273, Omyobu sulla morte dell’ex Imperatore:
Si ritrae l’anno; il ghiaccio sigilla anche l’acqua del fonte tagliato nella roccia, e svanito da quella corrente è il viso che vidi un tempo.

P. 277, Oborozukiyo a Genji:
Quantunque la sentinella nella notte gridi “Basta!”, dalle vostre e dalle mie lacrime non pare che condividiamo il suo avviso.
Risposta:
Se essi dicono che il tempo è trascorso, dobbiamo lacrimando rinunciare a ciò che la riluttanza dei nostri cuori ci ordina di godere ancora?
P. 281, Genji a Fujitsubo:
Se davvero il fato ostile che ci divide non opera per oggi soltanto, allora dovrò passare in cordoglio l’Eternità.
Risposta:
Se per sempre nel tempo questo vincolo vi esclude dalla beatitudine, non il fato avverso, ma il vostro cuore dovrete così amaramente condannare.
P. 282, Genji:
Tra breve sulle strade di risonanti pietre i miei passi ritmeranno il loro canto!
P. 286, Genji a Murasaki:
Poiché ti ho lasciata in una casa recinta da una folta siepe di carici rugiadosi, con animo turbato ascolto i venti selvaggi che infuriano da ogni parte.
Risposta:
La prima a tremare quando infuria il vento selvaggio è la rugiadosa ragnatela intessuta sul filare di carici che avvizzisce nei campi.
P. 286, Genji ad Asagao:
Immacolata Dea, il ricordo di altri tempi mi ha dato l’ardire di appendere questa offerta al vostro santuario!
P. 286, Genji ad Asagao:
Magari potessi volgere il Tempo come un anello intorno al dito, fintanto che l'”allora” fosse un “ora”.
Risposta:
Sapete benissimo che in quegli altri tempi non ci fu tra noi alcun segreto che voi possiate appendere come offerta rituale al vostro cuore.
P. 291, un nipote di Kokiden a Genji:
Quando un arcobaleno bianco striò il sole, il Principe della Corona tremò.
(insinuazione che Genji stia meditando tradimento)
P. 291, Fujitsubo a Genji, riferita all’ex Imperatore:
Sebbene adesso cupe esalazioni nascondano alla vista il Palazzo dalle Nove Muraglie, tuttavia il mio cuore va alla fulgida luna che dimora molto in alto sopra i nembi.
Risposta:
Incantevoli ancora come negli anni passati i raggi lunari di questa notte, ma vana per me la loro bellezza, poiché ora sono avvolti dalle ombre del malanimo.
P. 292, Oborozukiyo a Genji:
Mentre foglia dopo foglia l’autunno ha denudato gli alberi, per tutte queste lunghe giornate di vento io ho aspettato nello squallore le notizie che non mi sono giunte.
Risposta:
Perché, ditemi, le piogge d’autunno cadono più copiose che in altri tempi? Erano le mie lacrime ad alimentarle, il mio pianto perché non potevamo incontrarci.
P. 293, Genji a Fujitsubo sull’ex Imperatore:
Quantunque ancora una volta sia tornato il tempo della sua dipartita, non osiamo tuttavia sperare il giorno in cui ci rincontreremo.
Risposta:
Quantunque triste l’essergli così a lungo sopravvissuta, tuttavia nel ricorrere di questo giorno ho trovato un po’ di pace; era come se il mondo fosse di nuovo sotto il suo scettro.
P. 296, Genji a Fujitsubo:
Volentieri anch’io cercherei gli immacolati spazi lungo cui si è arrampicata la luna, ma come farebbero quei piccoli piedi a non smarrirsi, senza guida nel buio?
(riferimento al figlio dei due che si troverebbe solo e senza appoggi se entrambi prendessero i voti)
Risposta:
Sulla vita e i suoi crucci posso aver gettato l’ultimo sguardo, pure ci sono cose di questa terra che non dimenticherò tanto presto…
P. 303, To no Chujo:
Nemmeno la prima rosa, che solo stamane è sbocciata sul suo cespo, saprei paragonare al tuo bel viso.
Genji:
Non hanno indovinato il loro momento, i boccioli di rosa che stamane si sono dischiusi. Perché le piogge d’estate hanno portato via tutta la loro fragranza e freschezza.
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